Senso di colpa: da dove e perché nasce?

In alcune persone è più sviluppato, in altre meno, resta il fatto che il senso di colpa è uno dei sentimenti più comuni che capita di provare nella vita. Può nascere per vari motivi e assumere diverse sfumature, ma in generale si può definire come una mancanza di stima nei propri confronti, accompagnata da un sentimento di malessere per una situazione negativa di cui ci si sente responsabili. Nella giusta misura, come per gran parte dei sentimenti, il senso di colpa può essere un elemento sano, perché mantiene viva l’etica e la responsabilità personale: permette infatti di comprendere se è stato commesso un danno ingiustificato e quindi la conseguente possibilità di rimediare. Quando però diventa eccessivo, può causare sofferenza e alterare la nostra crescita individuale.

All’origine della colpevolezza

Le prime ipotesi evolutive sul senso di colpa sono state elaborate da Freud. Secondo il celebre studioso, questo sentimento rappresenta un ritorno inconscio all’infanzia, alla paura che provavamo da bambini di perdere l’amore dei nostri genitori o di essere puniti, se non ci comportavamo secondo le aspettative. Secondo Heiddeger invece, la colpa è parte integrante della nostra vita: ogni giorno ci troviamo a compiere una serie di scelte, da cui derivano delle responsabilità, che la nostra natura umana fatica a gestire.

Secondo Mowrer, fondamentale è il contesto sociale dell’individuo: il senso di colpa nasce quando vengono compiuti atti categorizzati come “vietati” nelle esperienze precedenti. Altri psicologi ancora, come Wechsler e Harlan, motivano il senso di colpa come una mancanza di equità, ovvero uno squilibrio tra il proprio benessere e la sofferenza altrui. Seguendo tale ipotesi, in altri termini, il senso di colpa nascerebbe nel momento in cui si ritiene di aver avuto molto più degli altri, magari anche senza averlo meritato veramente. È quello che ad esempio capita ai compagni di studio che si sottopongono allo stesso esame con esiti diversi: quello a cui è andato bene si sente irrazionalmente in colpa nei confronti dell’amico. (Wechsler, Harlan J, 1990).Quando, ad esempio, affrontiamo un esame e riceviamo un voto più alto rispetto a un compagno che aveva investito il nostro stesso impegno, potremmo sentirci in colpa nei suoi confronti.

Come cresce il senso di colpa

Il senso di colpa segue diverse tappe, secondo lo psicologo Zahn-Waxler, che accompagnano la nostra crescita fin da quando siamo molto piccoli. Tra gli 8-9 mesi i bimbi iniziano a percepire disagio se una loro azione fa piangere qualcun altro, anche se per almeno un anno non si tratta ancora di vero e proprio senso di colpa. Tra i 18 e i 24 mesi cominciano ad aumentare i gesti riparatori, quando i bambini sentono di aver danneggiato qualcuno; questo coincide con la capacità di riconoscersi allo specchio a conferma dellipotesi che il senso di colpa si basi sulla capacità di riflettere sulle proprie azioni. Nel periodo prescolastico, tra i 4-5 anni, i piccoli diventano consapevoli dei meccanismi di reciprocità sociale e possono sentirsi in colpa se un’azione sperata non viene contraccambiata. Mentre il senso di disagio causato da una mancanza tangibile (non aver obbedito o fatto i compiti, ad esempio), si inizia a sperimentare tra i 6 e gli 8 anni. La violazione di una norma morale, come aver mancato una promessa a un amico, inizia a generare colpevolezza ancora qualche tempo dopo, tra i 10 e i 12 anni.

Perchè è importante liberarsi dai sensi di colpa

Gli individui che soffrono di un senso di colpa eccessivo, temono di esprimere la propria opinione o indugiano a fare ciò che realmente vorrebbero, perché non vogliono causare sofferenza o riprovazione nel loro prossimo. Se dicono ciò che davvero pensano o desiderano, hanno paura di non essere più accettati. Un senso di colpa eccessivo tende a bloccare tutte le iniziative future e può danneggiare la propria serena evoluzione come individui, causando malessere e depressione.

Per vivere nel giusto equilibrio tra responsabilità e leggerezza, umiltà e autostima, è importante imparare a pensare, accettando le conseguenze delle proprie azioni, presentandoci agli altri per ciò che siamo, che proviamo e che pensiamo, senza temere che non ci accettino.

Questo non significa ignorare gli errori, ma è importante riflettere sull’oggettività dell’errore commesso e sulloggettività del danno conseguente; spesso il rischio è ciò che ci fa vivere male, portandoci a vivere sensi di colpa per situazioni di cui non abbiamo piena responsabilità.

La felicità altrui non dipende solo da noi

In realtà,in dietro alla continua colpevolizzazione di sé, spesso si nasconde anche una sorta di senso di onnipotenza, come se l’intera responsabilità di certe situazioni dipendesse dal proprio comportamento, quando oggettivamente non può essere così. Le nostre azioni, per quando importanti, possono incidere solo in parte sullo stato di felicità di un altro individuo.

Prendere consapevolezza di ciò, da soli o con il supporto di uno psicoterapeuta, è un primo, importante passo per guarire dai sensi di colpa. Così come imparare a dire no, o compiere un’azione che si ritiene giusta, anche se qualcuno non approverà.

Se educhiamo noi stessi a voler bene agli altri, senza assumerci responsabilità che non ci competono, potremo offrire un’immagine più responsabile, serena ed autentica, che di certo anche le altre persone impareranno ad apprezzare.