Malinconico…ma pur sempre Natale

Alla finestra, 18 dicembre 2020

Mancano pochi giorni a Natale e quest’anno lo vivo con un po’ di malinconia. Mi vengono in mente pensieri anche un po’ banali del tipo “ah quando eravamo bambini era tutto più bello” e ancora più tristi se penso al fatto che lo festeggerò lontano dalla famiglia. E’ assurdo: gli altri anni fuggivo dall’idea di parenti, dalle corse estenuanti per i regali e per il cenone, invece quest’anno queste cose mi mancano.

Ma alla fine è vero che vogliamo sempre quello che non possiamo avere?

Sul Natale e sul periodo delle feste invernali si è sempre detto e scritto molto. Il mondo dei media ci ha abituato a pensare al Natale con largo anticipo, gli addobbi nei supermercati di solito cominciano ad apparire subito dopo quelli per Halloween.  È una festa sicuramente molto importante nel mondo occidentale, sia per chi la vive con un profondo credo religioso sia per chi è laico, dal momento che fin dalle origini (indicativamente III-IV secolo d.C) è stato un mix di elementi religiosi e pagani.

Molti anche i contributi di carattere psicologico.

A partire dai bambini e dalla arcaica questione sul come e quando svelare loro che Babbo Natale non esiste (ne ho già parlato qui) fino allo stress dovuto alla cosiddetta “Sindrome del Natale”, che si può vivere quando lo stato d’animo individuale è in contrasto con i sentimenti di bontà, generosità, felicità tradizionalmente associati a questa festa.

A seconda infatti delle realtà familiari e della condizioni di vita di ciascuno, possono presentarsi in questo periodo con maggiore intensità sentimenti di tristezza, vissuti dolorosi, nostalgia, senso di solitudine.
Il Natale 2020 avrà comunque un sapore diverso dagli altri per tutti. Anche il Natale, così come buona parte dell’anno sarà condizionato dagli effetti del Covid-19 e dovremmo fare i conti con il fatto che ci saranno delle variazioni rispetto alle abituali tradizioni.
A tal proposto a chi durante gli anni scorsi non è capitato di pensare nelle frenetiche settimane pre e post natalizie che avrebbe desiderato momenti di tranquillità per stare soli con se stessi o con la propria famiglia?

Ora che siamo costretti a farlo prevalgono lo sconforto e la rabbia. Di certo questo è dovuto al fatto che le esperienze di chiusura, solitudine o convivenze forzate vissute nei mesi precedenti sono state per alcuni l’occasione per scoprire nuove risorse per altri molto faticose.

Oggi, siamo più “stanchi” per questa condizione. In primavera si “combatteva” con maggiore disponibilità al sacrificio in vista di una possibile vittoria in tempi brevi, ora dopo tanti mesi dove poco sembra essere cambiato, lo sconforto non può che aumentare.

L’uomo è naturalmente predisposto a gestire situazioni di stress, ma le risposte reattive costruttive si generano nell’immediato e per tempi brevi. Alla lunga subentrano altre condizioni (depressione, paura, sconforto…) che richiedono l’attivazione risorse differenti.
Allora è proprio vero che non siamo mai contenti? Il fatto di desiderare ciò che non si può avere, è qualcosa di atavico che in termini di evoluzione è fondamentale per spingerci a cercare sempre di raggiungere ciò che pensiamo sia il meglio per noi. A volte però ciò che vorremmo è impossibile da raggiungere, soprattutto quando come in questo caso è una scelta obbligata, imposta. Per questo diventa fondamentale riconoscere ciò che abbiamo a disposizione e capire come poterlo sfruttare al meglio nel nostro interesse.
Il significato della parola Natale è rinascita: l’augurio è che anche questo Natale 2020 possa essere comunque e al di là di quello che abbiamo vissuto finora un Natale di Rinascita per tutti.