Il ricatto affettivo nella coppia: un esempio, Carlo e Lucia

Il ricatto emotivo è una situazione di cui tutti noi abbiamo avuto esperienza. In una relazione, parentale o di coppia, può accadere a volte di scambiarsi frasi del tipo: “Se ci tenessi a me non lo faresti” o “Lo dico per il tuo bene”, che tentano di convincere l’altro facendo leva sui reciproci sentimenti. Non si tratta forse del modo migliore per affermare le proprie ragioni ma, se accade solo di rado, è un atteggiamento che rientra nella normale vita a due, fatta anche di qualche escamotage per provare ad ottenere ciò che si vuole.
Se però queste affermazioni diventano la regola nella comunicazione di coppia, potrebbe essere in atto una manipolazione affettiva, che vale la pena riconoscere e risolvere, per evitare che alla lunga possa essere origine di sofferenza nella relazione. Questo atteggiamento porta una delle due parti a influenzare fortemente i comportamenti dell’altra, generando nell’altro un senso di colpa se non si comporta secondo le proprie aspettative.
La manipolazione emotiva e l’anassertività
Prima di addentrarci più nello specifico e capire in cosa consista il ricatto affettivo, è necessario spiegare il concetto di assertività, ovvero la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinoni, senza né offendere né aggredire l’interlocutore.
Nel caso di una relazione improntata sul ricatto affettivo, la modalità prevalente tuttavia è quella anassertiva. A tal proposito immaginiamo di osservare le dinamiche di una coppia come tante, composta da due individui-modello, che chiameremo Carlo e Lucia. Lui ha un carattere prevaricante, si sente superiore alla gran parte delle persone e soprattutto alla sua compagna, che deride e umilia spesso. In modo diretto o indiretto, colpevolizza Lucia di provocargli malessere emotivo e dispiacere se lei non si comporta come lui vorrebbe. Lucia, invece, è quasi sempre accondiscendente su tutto: teme di deludere le aspettative che gli altri ripongono su di lei, perché farebbe fatica a sopportare il conseguente senso di colpa. Cerca di mantenere la pace di coppia ad ogni costo, di rado prende decisioni, iniziative o esprime i propri desideri e bisogni. Preferisce rinunciarvi, pur di far piacere a Carlo.
Anche se apparentemente agli antipodi come carattere, Lucia e Carlo hanno in comune la medesima modalità relazionale, l’anassertività. Poiché hanno difficoltà ad esprimere e comunicare all’esterno le proprie emozioni e bisogni, lo fanno in maniera passiva, reprimendole a favore di quelle altrui, come nel caso di Lucia. Oppure sono anassertivi in modo aggressivo, come nel caso di Carlo: non riconoscono né rispettano i diritti altrui, ma tendono a soddisfare solo i propri bisogni, arrivando ad utilizzare anche varie forme di prevaricazione.
L’assertività per uscire dal ricatto emotivo
In entrambi i casi, dietro a questa difficoltà comunicativa si nasconde quasi sempre un’insoddisfazione esistenziale, dal momento che sia l’atteggiamento passivo che quello aggressivo rappresentano una difficoltà a esprimere e ottenere ciò che si desidera e a raggiungere i propri obiettivi, con ripercussioni anche sulla qualità della propria vita in generale.
Molto spesso questi due tipi di stili comunicativi, trovano origine in modalità relazionali sviluppate fin dalla prima infanzia: basta ripensare a quante volte i genitori dicono, o ci hanno detto, di non fare certe azioni per non farli stare male. Persone che hanno subito questa forma di ricatto emotivo come tipo di comunicazione esclusiva, possono tendere a replicare tale modello comportamentale appreso, anche nella relazione di coppia.
Nel ricatto emotivo sia i ricattatori che le vittime possono soffrire e sentirsi insoddisfatti del proprio comportamento: i primi perché possono manifestare sentimenti di vergogna e pentimento per aver agito in modo poco corretto, i secondi perché possono essere molto arrabbiati con loro stessi per non essere riusciti ad affermare se stessi ed esprimere i propri bisogni.
Come ricostruire la relazione
Per questo quindi, per entrambi, va ricostruito un modello di relazione più funzionale. Il primo passo sta nel riconoscere il problema, cercando poi di parlarne con il proprio partner. In alcuni casi può essere utile il supporto di uno psicoterapeuta, che può aiutare la coppia a fare chiarezza sulle dinamiche della propria relazione e a ricostruirla su una base assertiva.
La comunicazione assertiva prevede l’espressione del proprio punto di vista in modo libero e sereno, senza imporre le proprie ragioni né subire quelle altrui. Secondo gli psicologi americani Libet e Lewinsohn, è “la capacità del soggetto di utilizzare, in ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che rendano altamente probabili reazioni positive dell’ambiente”. Alla base c’è una buona consapevolezza di se stessi e del proprio valore come individui, tenendo conto degli effetti che i propri comportamenti potranno avere su chi ci circonda. Ad esempio, alla frase “Se mi vuoi bene non farlo”, il modello assertivo risponde “Ti voglio bene, ma…”, affermando con serenità la propria posizione, pur tenendo conto di quella altrui.
Sviluppando l’assertività di coppia è possibile uscire dal ricatto affettivo, sia per chi lo mette in atto sia per chi lo subisce, ricreando un equilibrio positivo nella comunicazione a due.