Festa della mamma: da quella di pancia a quella di cuore

La seconda domenica di maggio si festeggia la Festa della Mamma. Un’occasione per ricordare l’importanza di questa figura all’interno del nucleo famigliare, ma anche per osservare come questo ruolo sia diventato incredibilmente più complesso nel corso degli ultimi anni.
Il fatto è che il concetto stesso di famiglia è cambiato, arricchendosi di nuove forme, da quella allargata a quella monogenitoriale, da quella omogenitoriale a quella multietnica, solo per fare alcuni esempi, come ho descritto nell’articolo dedicato alle famiglie ricostituite.
Di conseguenza, sono sempre di più le mamme che, in seguito a una separazione o ad un divorzio, devono crescere i figli senza la presenza costante dell’altro genitore, oppure insieme ad un nuovo partner. Altre donne vivono l’esperienza di diventare mamma, senza aver procreato biologicamente, come le mamme adottive o le donne che si prendono cura dei figli generati dal proprio partner durante relazioni precedenti. Altre ancora, per varie vicissitudini, crescono i figli da sole, interpretando non solo il ruolo di mamma ma anche quello di papà.
Quella materna è quindi oggi una figura con mille sfaccettature, per comprenderla meglio prendiamo spunto da alcune definizioni offerte dagli studiosi: chi è la mamma secondo loro?
La definizione di mamma per gli studiosi
Moltissimi psicologi, psicoterapeuti e professionisti nel sociale, hanno descritto nei loro studi l’identità e la funzione materna. Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, parla di funzione specchio della madre, ovvero quel meccanismo psicologico per cui attraverso il rispecchiamento del Sé del bambino in quello della mamma, comincia il processo di costruzione dell’identità dell’individuo, iniziato quindi sin dalla nascita. Secondo lo stesso autore la figura della madre non deve essere una dispensatrice di cure perfetta, senza sviste o imprecisioni, ma una presenza sana e costante, con tutte le ansie e preoccupazioni, insicurezze e sensi di colpa, che conseguono a un ruolo così difficile. Per Arendell la mamma è chi conduce le varie attività di relazione e logistica nella crescita del bambino. Secondo Forcey la maternità è una costruzione sociale, fatta di attività e relazioni dedicate al prendersi cura. Essere madre non dipenderebbe quindi dal legame biologico o dal genere, ma da una funzione, riprendendo quanto sosteneva Lorenz nelle sue teorie sull’imprinting: un anatroccolo, sottratto alla madre che l’ha procreato e posto in un altro luogo, istintivamente segue la prima figura che trova vicino a sé, che diventa la sua vera mamma.
Mamme e sensi di colpa
Tra i sentimenti negativi più frequenti che vivono le mamme oggi, c’è il senso di colpa di non interpretare questo ruolo nel modo giusto, di non riuscire a dedicare ai figli sufficiente attenzione. Secondo alcuni recenti teorie da parte di due counsellor statunitensi (Medina e Magnuson), le mamme da un lato sono chiamate dalla società a vestire un ruolo di madre totalizzante, dall’altro però devono anche essere lavoratrici, partner e donne impeccabili.
Si possono creare così due situazioni opposte e comunque frustranti: da un lato ci sono le mamme che sacrificano tutto alla cura dei figli, soffrendo poi della critica, esterna o interiore, di non occuparsi abbastanza di sé o del partner. Dall’altro lato, ci sono le mamme molto impegnate professionalmente, che vivono nel costante senso di colpa per non trascorrere abbastanza momenti con i propri bambini. Un aiuto per superare questi sentimenti di mancanza, può arrivare dal partner, dall’altra figura che si occupa dei propri figli. Dividendo a metà cure, attenzioni, impegni famigliari, è più facile raggiungere un equilibrio tra i vari ruoli che una mamma si trova a vivere, riaffermando la propria personalità, trovando del tempo per se stessa e gestendo la maternità in modo più rilassato. Per realizzare tutto ciò occorre avere fiducia nel partner, accettando l’idea di non essere l’unica persona in grado di prendersi cura dei figli, necessariamente onnipresente e insostituibile.
Mamma di pancia e mamma di cuore
Come dicevo in apertura, il concetto di mamma è oggi più che mai aperto e flessibile, ai generi, ai ruoli e alle definizioni; questa complessità, che di primo acchito potrebbe sembrare fonte di confusione e disorientamento, può invece essere occasione di sviluppo di un pensiero costruttivo e arricchente. Come visto il legame biologico non è condizione esclusiva e imprescindibile perché si sviluppi un valido legame affettivo. In generale si può concludere che una buona figura materna è quella che aiuta il figlio a metabolizzare le esperienze e l’aiuta a scoprire il proprio sé.
Pertanto buona Festa a tutte le mamme che si prendono cura dei propri figli biologici o di quelli altrui, con presenza, amore e interessamento.