Auguri papà

Balcone, 19 marzo 2021
Oggi è la festa del papà. Quando penso ai papà, sento sempre un po’ di disparità di trattamento. A volte ho la sensazione che, siccome siano le mamme a partorire, i padri abbiano meno diritti e meno doveri. Poi quando sento l’espressione “mammo” mi viene proprio l’orticaria. Siamo nel 2021 eppure a volte, dai discorsi che sento, mi sembra di vivere negli anni ’30.
Esistono diversi “tipi di papà” : il papà biologico, il papà di cuore, persone che nel corso della vita possono aver rivestito funzioni paterne. Ognuno può avere la propria immagine del papà, ma una cosa è certa, il papà non è un mammo nell’accezione maschile della mamma, nonostante questa definizione compaia anche sulla Treccani (“maschile scherzoso di mamma. Uomo che, nella cura dei figli e nella gestione della casa, svolge le funzioni tradizionalmente proprie di una mamma”).
Il legame tra padre e figli inevitabilmente risente del punto di vista culturale.
E’ un rapporto che anche per i padri biologici, a differenza delle madri, non è viscerale, ma pur non avendo la possibilità di sentire crescere il figlio dentro di loro, il legame si può costruire già dalle prime fasi della gravidanza. Molti studi dimostrano infatti come i bambini appena nati distinguano la voce paterna dalle altre, se hanno avuto la possibilità di farne esperienza già nella vita intrauterina.
La relazione padre-figlio rappresenta per molti un legame intenso, misterioso, a volte conflittuale e contradditorio, non paragonabile con nessun altro legame.
Da un punto di vista psicologico, infatti il padre deve svolgere la funzione di separatore della diade madre-figlio. si inserisce come “terzo” nella coppia madre-figlio, ne impedisce la fusione patologica, divenendo di fatto la prima figura che fa sperimentare il senso del limite al bambino ovvero che nella vita quotidiana non si può fare tutto ciò che si desidera. Crescendo diventa il punto di riferimento nel processo di identificazione per i figli maschi e di rapporto con l’altro sesso, per le figlie femmine.
Culturalmente abbiamo assistito a cambiamenti della figura paterna e del suo ruolo da pater familias, autoritario, praticamente assente nella cura quotidiana dei figli, con scarse manifestazioni d’affetto pubbliche, ad un papà moderno più presente, coinvolto fin dai primi giorni di vita nella cura e accudimento dei figli.
Molti attribuiscono questo cambiamento al fatto che i papà abbiano dovuto fare così perché sono cambiate le esigenze familiari, spesso è necessario che entrambi i genitori lavorino; sicuramente in parte è vero, ma occorre riconoscere che ci sono papà che vogliono essere attivi e presenti nella vita dei propri figli al di là del fatto che la mamma dei propri figli sia impegnata nella sfera professionale.
Come in ogni relazione, sicuramente un aspetto importante per creare il legame è la quantità e la qualità di tempo trascorsa insieme. Nel film “10 giorni senza mamma” Fabio De Luigi, dimostra come “costretto” a occuparsi 24 ore su 24 dei propri figli (nota bene perché la mamma va a fare un viaggio di piacere e non per impegni lavorativi) non solo migliora notevolmente la sua capacità organizzativa e gestionale, all’inizio praticamente assente, ma intensifica la relazione affettiva con tutti e tre i figli.
Dalla visione del film non si può non considerare un altro aspetto molto importante: il papà scopre un modo suo di occuparsi dei figli, che non è necessariamente quello della mamma. Per questo è importante non pensare ai papà come dei mammi, ma ricordarsi che per ogni bambino potersi relazionare con entrambi i genitori rappresenta la possibilità di sperimentare modalità di relazioni differenti, fondamentali nel suo processo di crescita e per la formazione della propria identità.