Ansia da compleanno. Capita solo a me?

Letto, 5 marzo 2021
Domani compio 32 anni. TRENTADUE mi sembra un numero spaventoso. So che in tanti pensano: “sei ancora giovane, vedrai quando arriverai ai 40 o 50, sei nell’età migliore!”, ma per me è davvero traumatico. Quelli che vanno dai 30 ai 35 secondo me sono gli anni dell’ansia. Sei a metà tra il sentire che puoi fare ancora un sacco di cose e il sentire invece che il tempo sta per scadere.
Razionalmente so che non è vero, mi ripeto sempre che le cose possono cambiare a tutte le età, ma nel profondo mi sembra di mentire. E’ quell’età in cui quasi tutti i tuoi amici hanno famiglia, mentre tu ti senti ancora adolescente. E’ quell’età in cui dovresti avere un buon lavoro, dei soldi da parte e invece conti le monetine sparse per casa per vedere se puoi ordinarti una pizza.
E’ vero, ognuno di noi fa percorsi diversi nella propria vita, ma a me sembra sempre di aver preso la strada sbagliata.
Ogni compleanno dai 18 in su è spesso un momento di riflessione dove, oltre a torte e candeline, si fa il punto della situazione, una sorta di revisione della vita vissuta fino a quel momento.
Alcuni studi statistici compiuti nel 2018 hanno dimostrati che più del 70% dei lavoratori trentenni soffrivano della cosiddetta “crisi del quarto di vita”, secondo la quale superata la soglia dei 30 anni scatterebbero sensazioni di ansia, paura, frustrazioni alimentato dal confronto con le aspettative sociali, individuali e dal conflitto tra la ricerca di una stabilità e la volontà di mantenere il dinamismo tipico della gioventù.
Sicuramente il periodo storico attuale, la precarietà della situazione lavorativa, non possono che alimentare queste paure e questo senso di frustrazione, che possono essere maggiormente amplificate dal confronto con coetanei realizzati e con le condizioni di vita delle generazioni precedenti.
Tuttavia come spesso capita nelle varie situazioni di vita, recriminare su come sarebbe dovuta andare, cosa avremmo dovuto fare, quali aspettative avremmo dovuto attendere può rischiare di alimentare il senso di fallimento se non abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato.
Può essere utile invece riguardare gli atteggiamenti del passato con delle lenti differenti, in un’ottica costruttiva, per capire cosa possiamo fare di diverso per raggiungere ciò che desideriamo. L’insoddisfazione può e dovrebbe diventare un’occasione per interrogarsi su quali sono gli obiettivi da raggiungere e sulla base di chi o cosa si possa stabilire la misura della propria realizzazione. Stabilire degli obiettivi è fondamentali: Seneca diceva Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare.
Non sempre il percorso è lineare e favorevole, così come non lo sono le condizioni del mare per una barca in navigazione. E in questo caso è utile pensare a quali possono essere le strategie, le modalità alternative per raggiungere la stessa meta. Un aspetto da tenere sempre presente è che non tutte le scelte dipendono solo da noi, ma questo non significa che dobbiamo modificare l’obiettivo se è quello che vogliamo.
Credo che dall’esperienza pandemica che siamo ormai costretti a vivere da un anno, sia importante comprendere che di fronte alle avversità, ai cambiamenti di programma improvvisi si debba cambiare per andare avanti, ci si debba adattare nel senso di trovare nuove strategie e tentare nuove soluzioni evitando di ripetere certi meccanismi, soprattutto quando non danno i risultati sperati. I porti si possono raggiungere anche con venti non favorevoli, occorre sicuramente adattarsi alle condizioni e capire come poter fare diversamente. Questo l’augurio per Andrea e per tutti gli over 30 anni che possano raggiungere porti anche con venti sfavorevoli, trovando modalità di navigazione nuove e differenti.