Adolescenti e timidezza: problema o risorsa?

Martina ha 16 anni e non ne vuole sapere di andare in discoteca. Mentre le sue coetanee non vedono l’ora di passare del tempo fuori casa, conoscere gente nuova e partecipare alle feste, lei esce raramente, al massimo per una pizza con le amiche del cuore.
Comportamenti di questo genere possono destare preoccupazione nei genitori, che vedono nel proprio figlio adolescente una timidezza eccessiva, una chiusura immotivata verso il mondo esterno, un comportamento differente da quello dei coetanei.
Tuttavia l’adolescenza è un complesso periodo di transizione e cambiamento fisico e psicologico, che a seconda del carattere di ciascuno viene affrontata in modi diversi, non per questo sbagliati o sintomatici di un problema.
La timidezza come protezione
Durante l’adolescenza è frequente provare un senso di insicurezza, una sorta di timore rispetto ai propri limiti e paura nell’affrontare il mondo, non avendo ancora ben chiaro chi si è chi si vuole diventare. I giudizi degli adulti, le prese in giro dei coetanei, le critiche degli insegnanti, per alcuni ragazzi pesano molto e li portano a mettere in crisi le loro capacità.
La timidezza diventa così uno scudo protettivo, un istinto a difendersi dal mondo esterno, ma in molti casi è uno stato transitorio. Molti adulti sicuri di sé e intraprendenti nella vita sociale e relazionale, sono stati adolescenti timidi e insicuri. Spesso la timidezza adolescenziale coincide spesso con un’indole riflessiva, propensa all’ascolto degli altri, che possono essere considerate qualità positive, da coltivare nella costruzione della futura personalità adulta.
Genitori e adolescenti introversi
Il giovane adolescente introverso può essere immaginato come un delicato bozzolo, in cui sta crescendo una farfalla che prima o poi spiccherà il suo volo nel mondo. Forzare l’indole di un ragazzo timido, costringendolo a uscire o a frequentare compagnie con cui non è a suo agio, così come criticare i suoi comportamenti mettendolo a confronto con i suoi coetanei più espansivi, corrisponde a rompere un equilibrio delicato, aumentando la sua insicurezza e il desiderio di chiusura verso il mondo esterno. Come dovrebbero comportarsi quindi i genitori con un figlio introverso? Il punto di partenza è rispettare la sua personalità, considerando che sta vivendo una fase di passaggio. É anche importante considerare i suoi gusti e interessi: diventa necessario quindi riflettere se gli è stata data la possibilità di frequentare studi che lo coinvolgano particolarmente e sport che lo appassionino; probabilmente in questo modo svilupperà più facilmente un’apertura verso il mondo esterno, si sentirà più sicuro e sarà invogliato a creare delle relazioni con persone che avverte simili a lui.
Inoltre è fondamentale dialogare con il proprio figlio, aiutandolo a capire che l’insicurezza non è un sentimento che solo lui prova, ma è una sensazione comune a molti, tra i suoi coetanei come negli adulti. Il ragazzo introverso, che si sente accettato e compreso dagli adulti, anche se si comporta diversamente dai suoi amici, sarà maggiormente portato a capire che non c’è nulla di strano o sbagliato in lui.
Quando la timidezza va tenuta sotto controllo
Anche se la timidezza adolescenziale è in molti casi un comportamento fisiologico e per nulla preoccupante, alcuni atteggiamenti meritano comunque attenzione da parte degli adulti. Ad esempio, molti ragazzi coltivano la quasi totalità delle loro amicizie sui social network, relegando al minimo gli incontri e i momenti di condivisione nella realtà fisica. Quando questo comportamento è portato all’eccesso, l’adolescente introverso si abitua a comunicare esclusivamente tramite la protezione di uno schermo, perdendo sempre più la capacità di una relazione faccia a faccia. Non è raro incontrare adolescenti molto “attivi” sui social network e assolutamente impacciati, schivi e taciturni in presenza di coetanei.
In questo caso è utile che il genitore si confronti con il proprio figlio, stimolando la riflessione sulla natura e differenza tra rapporti virtuali e reali con i pari, questi ultimi fondamentali da coltivare per poter affrontare il più serenamente possibile il passaggio dal mondo infantile a quello adulto. Sicuramente un comportamento da tenere sotto controllo da parte dei genitori è quello in cui la timidezza è portata agli eccessi, escludendo qualsiasi rapporto con i coetanei, dimostrando un costante timore ad uscire di casa e angoscia nell’affrontare nuove situazioni.
Quando l’introversione diventa isolamento totale e si protrae nel tempo, allora è utile intervenire, cercando un confronto con l’adolescente ed eventualmente chiedendo il supporto di uno psicoterapeuta, che può aiutare a comprendere la situazione specifica, affrontandola in modo corretto, proteggendo e sostenendo gli aspetti positivi di una personalità in crescita. Come diceva Victor Hugo “L’adolescenza è la più delicata delle transizioni” e come tale merita la giusta considerazione.